Il glaucoma è una grave patologia degli occhi che colpisce il nervo ottico, provocandone la degenerazione. È tra le prime cause di cecità. Gli esiti nefasti del glaucoma, però, possono essere evitati intervenendo tempestivamente. Ecco perché è fondamentale conoscere e questo nemico degli occhi, analizzandone le possibili cause, i sintomi e le terapie. Di seguito, un approfondimento in 9 domande e risposte.

Cos’è il glaucoma

Il glaucoma è una patologia degenerativa dell’occhio, che colpisce il nervo ottico e che può danneggiare notevolmente la vista. Nel mondo, rappresenta una delle principali cause di cecità. Cioè che accade in un occhio affetto da glaucoma è che l’umor acqueo (cioè il liquido oculare) non viene eliminato adeguatamente perché i canali di drenaggio sono parzialmente ostruiti; questo provoca un aumento della pressione dell’occhio e un conseguente danno al nervo ottico.

In realtà, bisognerebbe parlare di glaucoma al plurale, perché ne esistono diverse tipologie. I due principali tipi sono:

  • Glaucoma ad angolo aperto: l’ostruzione dei canali di drenaggio oculare è lento, graduale e soprattutto non visibile;
  • Glaucoma ad angolo chiuso: l’ostruzione è legata ad altri fattori e può avvenire in modo lento e progressivo (glaucoma ad angolo chiuso cronico) o improvviso (glaucoma ad angolo chiuso acuto).

Il glaucoma è un tumore?

No, il glaucoma non è un tumore. L’equivoco può nascere perché la desinenza del nome in -oma è spesso associata alle manifestazioni cancerose. Il tumore all’occhio, però, può esserne una delle cause scatenanti, ma si parla di glaucoma secondario.

Le cause: come viene il glaucoma all’occhio?

Dal punto di vista delle cause, è possibile operare una distinzione tra glaucoma primario e secondario. Il glaucoma primario è quello che insorge senza essere connesso ad altre patologie e di cui quindi non si conosce la ragione scatenante. Viceversa, il glaucoma secondario ha delle cause individuabili, che possono essere:

  • Infezione o infiammazione dell’occhio;
  • Cataratta di grande dimensione;
  • Interventi chirurgici all’occhio come quelli per la rimozione della cataratta con complicanze);
  • Uso prolungato di farmaci cortisonici
  • Tumore endoculare;

Inoltre, è stata osservata la concomitanza dell’insorgere di glaucoma in presenza di fattori di rischio quali l’età avanzata (oltre i 60 anni), la familiarità genetica, il diabete, l’ipertensione arteriosa, la miopia forte o l’ipermetropia, il ridotto spessore centrale della cornea, i traumi.

Che sintomi dà il glaucoma?

I sintomi del glaucoma dipendo dalla tipologia e dal suo stadio di avanzamento. Nelle fasi inziali, il glaucoma ad angolo aperto e quello ad angolo chiuso cronico, visto che si sviluppano lentamente, non danno luogo a sintomi manifesti. In entrambe i casi, infatti, il danno al nervo ottico provoca delle zone di cecità ma in aree periferiche e quindi chi ne è affetto difficilmente se ne accorge. Con il tempo, però, tali zone si espandono e finiscono per ridurre notevolmente il campo visivo (visione a tunnel).

Nel caso di glaucoma ad angolo chiuso acuto, invece, il rapido aumento della pressione dell’occhio provoca sintomi molto evidenti:

  • cefalea intensa,
  • nausea e vomito;
  • arrossamento dell’occhio;
  • offuscamento o perdita improvvisa della vista;
  • visione di aloni colorati attorno alle luci

Come si vede con un glaucoma?

Visto che il glaucoma, in tutte le sue forme, ha come conseguenza principale la creazione di zone di cecità, chi ne è affetto non vede male ma vede “meno”, cioè ha un campo visivo più ristretto. Generalmente ad essere colpite sono prima le aree periferiche e poi via via quelle più centrali. Si parla, infatti, di visione a tunnel. Allo stesso tempo, però, come detto, nelle forme acute di glaucoma si possono aggiungere altri problemi alla vista, come l’offuscamento e la presenza di aneli luminosi intorno alle fonti dio luce.

In quanto tempo il glaucoma porta alla cecità?

La completa cecità dell’occhio può essere l’esito finale di un glaucoma, soprattutto se non trattato. I tempi di perdita della vista, però, non sono predeterminabili, perché dipendono dal tipo di glaucoma e dalla gravità del danno al nervo ottico. Nel glaucoma acuto, la perdita della vista può verificarsi anche nel giro di poche ore, per questo motivo viene trattato come urgenza medica.

Quali esami servono per diagnosticare il glaucoma

L’iter diagnostico del glaucoma può prevedere diversi esami, anche in considerazione del fatto che la patologia può non essere immediatamente visibile e può non dare sintomi evidenti.

Nello specifico, sono utili:

  • esame della vista;
  • esame del segmento anteriore dell’occhio;
  • esame del fondo oculare;
  • tonometria per la misurazione della pressione intraoculare;
  • pachimetria;
  • gonioscopia;
  • esame del campo visivo e perimetria computerizzata;
  • OCT del nervo ottico e delle fibre nervose;
  • test di contrasto e di sensibilità ai colori.

Come si previene il glaucoma?

L’unico modo per prevenire il glaucoma e soprattutto per evitarne gli effetti più gravi è sottoporsi a periodiche e regolari visite oculistiche, soprattutto se si rientra tra coloro che sono gravati da fattori di rischio. In un’ottica di prevenzione, è comunque consigliabile seguire una dieta sana e fare attività fisica, soprattutto di carattere aerobico.

Come si cura il glaucoma?

Curare il glaucoma nel senso di ripristinare la vista persa non è possibile. Ciò che si può fare mediante i trattamenti medici, invece, è arrestare il decorso della patologia ed impedire che la perdita di visione aumenti. Le principali soluzioni sono l’assunzione di farmaci specifici sotto forma di collirio, trattamenti laser e gli interventi chirurgici.

Per quanto riguarda i farmaci, i più utilizzati sono i beta-bloccanti, i composti prostaglandinici, gli agonisti alfa-adrenergici e gli inibitori dell’anidrasi carbonica.

Per quanto riguarda invece la chirurgia, gli interventi possibili, a seconda delle necessità, sono gli interventi filtranti anteriori e posteriori e infine i trattamenti laser.

Infine, quando il glaucoma è di tipo secondario e quindi causato da un’altra patologia è necessario intervenire anche su quest’ultima.

 

Articolo revisionato dal Dottor Vittorio Picardo, medico specialista in oculistica presso la Clinica Nuova Itor

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