Il varicocele femminile, a differenza del varicocele maschile, è una patologia poco conosciuta. Denominata anche sindrome da congestione pelvica, questo disturbo comporta una dilatazione anomala delle vene pelviche (ovariche o iliache inferiori), con conseguente ristagno del sangue. In questo approfondimento, vengono analizzati sintomi, cause e possibili trattamenti del varicocele pelvico femminile.
Ebbene sì, anche le donne possono soffrire di varicocele, come accade frequentemente agli uomini. Ovviamente, vista la differente struttura fisica tra uomo e donna, il varicocele femminile, detto anche varicocele pelvico o sindrome da congestione pelvica, si manifesta in modo diverso. In entrambe i casi, però, l’elemento su cui si fonda il disturbo è lo stesso: un’anomala dilatazione delle pareti delle vene che fanno defluire il sangue nella zona pelvica. Si tratta di una patologia molto diffusa ed anche ampiamente sotto diagnosticata, visto che può presentarsi senza sintomi. È maggiormente diffusa tra le donne in età fertile, mentre è raro che il varicocele pelvico insorga prima della pubertà o dopo l’inizio della menopausa.
Cos’è il varicocele femminile: definizione e tipologie
Volendo tracciare una definizione più precisa, si può affermare che il varicocele femminile è una dilatazione che può interessare:
- le vene ovariche di destra o di sinistra (che hanno il compito di far defluire il sangue transitato dalle ovaie;
- le vene iliache interne di destra o di sinistra (che fanno defluire il sangue transitato per i distretti pelvici).
In entrambe i casi, la dilatazione delle pareti venose comporta un ristagno di sangue, che è la causa del dolore localizzato (sintomo principale del varicocele), e talora essere responsabile della formazione di varici degli arti inferiori. Tale vasodilatazione è molto simile a quella che si osserva nel fenomeno delle vene varicose.
Se la dilatazione interessa le vene di entrambe i lati della zona pelvica, si parla di varicocele bilaterale.
I sintomi e la diagnosi del varicocele pelvico
Ma come si fa ad accorgersi di avere il varicocele femminile? Ovviamente la diagnosi effettiva della malattia può avvenire solo ad opera di un medico specialista in flebologia, previo svolgimento di appositi esami, come l’ecografia transvaginale, la TC multistrato, la venografia o l’angio-risonanza magnetica. Ci sono, però dei sintomi che possono far sospettare ad una donna la presenza di varicocele pelvico e spingerla a rivolgersi ad un dottore.
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Tra i sintomi più comuni della sindrome da congestione pelvica ci sono:
- fastidio localizzato, più o meno intenso (in alcuni casi non si avverte un vero e proprio dolore ma la sensazione di “qualcosa che tira”);
- pesantezza degli arti inferiori;
- dolore durante i giorni del ciclo mestruale;
- dolore durante i rapporti sessuali;
- dolore quando di urina;
- urgenza urinaria e incontinenza da stress;
- irritabilità dell’intestino
Le cause della sindrome da congestione pelvica
In un caso di varicocele pelvico, la stagnazione del sangue nelle vene può essere dovuta a due cause:
- malfunzionamento delle valvole presenti sulle pareti venose, che hanno il compito di favorire la progressione del sangue verso il cuore;
- presenza di un elemento esterno che comprime le vene e ostacola il corretto deflusso del sangue.
Nel primo caso, a provocare la stagnazione è soprattutto l’azione combinata del malfunzionamento e della vasodilatazione delle vene pelviche. Tale dilatazione, a sua volta, può essere favorita dagli ormoni femminili prodotti naturalmente dal corpo nell’età fertile (e questo spiegherebbe anche la minore incidenza della patologia nelle bambine e nelle donne in menopausa).
Nel secondo caso, invece rientrano le ipotesi di varicocele femminile emerso durante la gravidanza, perché il corpo estraneo che preme sulle vene è proprio il feto presente nell’utero.
Come si cura il varicocele femminile: il trattamento farmacologico e l’operazione chirurgica minivasiva
Curare il varicocele femminile significa andare a ridurre la dilatazione delle vene. Questo risultato si può ottenere in due modi:
- tramite trattamento farmacologico;
- tramite intervento chirurgico mininvasivo di sclero-embolizzazione.
I farmaci che il medico può somministrare contro il varicocele pelvico sono essenzialmente medicinali ormonali e antidolorifici. Tra i più utilizzati ci sono il medrossiprogesterone acetato e la goserelina.
Quando la terapia farmacologica risulta inefficace o quando la situazione lo richiede, il medico può optare per l’intervento chirurgico, che consiste in un’operazione di sclero-embolizzazione (precisamente: sclero-embolizzazione venosa pelvica). Il trattamento viene svolto con tecnica mininvasiva e comporta l’introduzione all’interno delle vene dilatate di sostanze sclerosanti.
Articolo revisionato dal dottor Roberto Pirozzi, specialista in chirurgia generale, angiologia e flebologia presso la Clinica Nuova Itor